Se alzare il gomito è doloroso: l’epicondilite

L’epicondilite o il meglio conosciuto “gomito del tennista” non è un problema che colpisce solo i tennisti.

È un dolore localizzato alla faccia laterale del gomito, spesso irradiato fino alla mano, ed è causato dalla ripetitività quotidiana, per lunghi periodi di tempo, di determinati movimenti. L’epicondilite colpisce pertanto gli sportivi e coloro che per lavoro utilizzano avvitatori o strumenti a percussione o strumenti vibranti (come martelli e trapani) sottoponendo il muscolo ad uno sforzo eccessivo.

Chi ne è colpito riferisce di una difficoltà nell’estendere il polso e le dita, finanche all’impossibilità di sollevare pesi, anche se di lieve entità come una bottiglia o una tazza (sensazione di debolezza del braccio).

 

La causa principale di questo dolore è l’infiammazione dei tendini estensori nella loro inserzione al gomito (tendinopatia inserzionale). Più precisamente, il dolore ha origine dall’inserzione dei muscoli epicondilei sull’epicondilo, una sporgenza dell’estremità inferiore esterna dell’omero.

Nelle prime fasi si tratta semplicemente di un’infiammazione e va trattata con il riposo e con uso topico di una crema antidolorifica; nel caso in cui nel tempo il dolore e l’infiammazione diventino cronici si può arrivare al caso più grave, ossia una rottura degli stessi tendini. Figurativamente parlando, è come se il tendine al suo stato inziale fosse un tessuto soffice come il velluto e si trasformasse in cuoio duro e anelastico a causa di sollecitazioni croniche prolungate nel tempo. E da qui la rottura.

 

Talvolta tuttavia l’epicondilite è solo la punta dell’iceberg e l’origine del dolore è più estesa. Il dolore al gomito, sia esso gomito del tennista o artrosi del gomito, può infatti essere la manifestazione di un problema alla cervicale.

Ecco perciò che è importante una corretta diagnosi clinica da parte del medico. Solo in un secondo tempo e se necessario si richiederanno esami quali una radiografia del gomito e un’ecografia.

 

Quando si sospetta di avere un’epicondilite, la prima cosa da fare è sospendere temporaneamente l’attività che l’ha provocata e iniziare a fare più volte al giorno degli esercizi di allungamento degli estensori.

Se ciò non basta si può ricorrere agli antiinfiammatori, che vanno assunti in modo sistematico (non a spot e una tantum!) per ottenere dei risultati. Una breve terapia e un dosaggio corretto sono migliori di una lunga terapia seguita in modo saltuario.

Talvolta si può usare un bracciale per epicondilite (e chi frequenta i campi da tennis ne ha sicuramente visti): deve essere posizionato in modo corretto, cioè in modo da ‘scaricare’ i tendini dal gomito.

 

Se la terapia conservativa non funziona è consigliabile rivolgersi allo specialista. Questi prima vi consiglierà delle terapie fisiche (le più indicate sono le onde d’urto) poi eventuali iniezioni. Ci sono due tipi di iniezioni a seconda del tipo di gravità riscontrata: con corticosteroidi (massimo 2) se si tratta una fase acuta; con plasma ricco di piastrine (PRP) se si tratta una fase cronica.

Nei casi più gravi si giunge a consigliare l’intervento chirurgico, con cui si va a cruentare ed asportare la zona degenerata del tendine. Questo tipo di operazione può essere effettuata sia tramite artroscopia che a cielo aperto. L’operazione a cielo aperto è indicata quando all’asportazione è necessario associare la neurolisi nel nervo interosseo posteriore.

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